Come il buddismo, e ad esso contemporanea, questa religione nasce in contrapposizione al pensiero induista che aveva elaborato un complesso sistema sacrificale diretto dalla casta superiore dei sacerdoti.
Mahavira (grande eroe) fu il fondatore di questa religione, che si estese ben presto in tutta la regione della piana gangetica.
Come ll Buddha egli nega l’idea dell’esistenza di un dio, e indica in cinque I precetti fondamentali da seguire per raggiungere la liberazione finale dal ciclo delle rinascite: la non violenza o ahimsa, la verità, il non possesso materiale, il non desiderio e la castità assoluta.
ll jainismo, per non confondersi con la dottrina parallela del buddha, raggiunse certe forme di fanatismo che permangono tuttora : non è raro, infatti, incontrare devoti jaina con una mascherina di garza davanti alla bocca, per evitare di uccidere, ingerendoli, microbi o piccoli insetti, infrangendo in tal modo il voto dell’assoluta non violenza.
Questa religione mise a punto un complesso sistema cosmologico composto da cinque stati dell’essere la materia, lo spazio, il tempo, il movimento e l’immobilità e da tre mondi : quello medio dove è situata la terra, quello inferiore dell’inferno, ripartito in sette strati, e quello superiore che comincia sopra le stelle e si estende fino ai confini dell’universo; questa suddivisione viene generalmente rappresentata nell’iconografia jaina come una forma umana alla cui testa corrispondono gli stadi superiori e ai piedi quelli inferiori.
Secondo questa dottrina, inoltre, esiste nel cosmo una serie infinita di microrganismi, detti nigoda, che attraverso passaggi graduali compiono la trasformazione da esseri unicellulari fino a divenire animali, uomini e dèi.
Malgrado lo schematismo logico dei principi di questa religione, la parte dialettica in rivolta verso le dottrine tradizionali della culture indiana diede origine a una serie di scismi interni che sfociarono nella costituzione di due sette : gli Svetambara, letteralmente << coloro che vestono di bianco >> e i Digambara, <<coloro vestono di cielo>>.
I primi, che si trovano nell’india settentrionale (soprattutto nel Gujarat), rappresentano iconograficamente il loro profeta e le sue reincarnazioni precedenti in posizione seduta su un fiore di loto, come il Buddha, mentre i secondi, che sono più numerosi nell’india centro meridionale, girano completamente nudi, coperti di cenere Bianca questi ultimi sono più simili ai fedeli indù in quanto venerano le manifestazioni del loro maestro come tante divinità induiste.
In tutta l’India i jain sono circa 700,000: presenza numericamente esigua ma economicamente importante, poichè domina il settore del commercio.